Pagina iniziale Il mio blog Amministrative 2010 La torta "Riviera Sipontina" la prossima portata al banchetto della sinistra

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La torta "Riviera Sipontina" la prossima portata al banchetto della sinistra PDF Stampa E-mail

Dopo aver ridotto Manfredonia all’osso, dopo aver messo le mani in pasta in ogni settore, la sinistra a Manfredonia nel programma elettorale del candidato sindaco si ricorda della riviera sipontina. Siamo al dessert, al dolce, appunto alla torta “riviera sipontina”  la prossima portata al banchetto della sinistra.

D’altronde non poteva essere altrimenti, cos’altro resta di Manfredonia. La pesca è moribonda, il turismo in coma, l’industrializzazione in fallimento, le altre attività vivono alla giornata, esclusi gli imprenditori edili, anzi no, i prenditori edili di Manfredonia che costruiscono case con i soldi di chi ha investito nelle cooperative edilizie ed aspetta e spera di andarci ad abitare. Magari le case sono pure già belle e sistemate, solo non possono abitarle, mancano le opere di urbanizzazione. Si perché a Manfredonia al contrario di ciò che accade oggi in altre parti d’Italia prima si costruisce la casa e poi i servizi. Ho visto in altre città costruire interi quartieri cominciando dai servizi, addirittura dopo aver realizzato tutt’intorno il marciapiede, con le linee telefoniche ed elettriche, gas, acqua, fogna, ho visto poi costruire la casa. Guardate che tutto ciò che si sta facendo nei vari comparti non è mica frutto di stagione, ma stagionato, parliamo di cooperative edilizie sorte negli anni novanta, di progetti di quegli anni che ancora oggi trovano realizzazione.

Comunque tornando alla torta “riviera sipontina”, i  propositi di sviluppo sono sempre  da prendere  in seria considerazione, ma guardando ai quindici anni di amministrazione di sinistra temo purtroppo che si  corra il rischio che alla base ci sia solo l’idea espansionistica di una certa classe imprenditoriale di Manfredonia, che non avendo ormai altri sbocchi, guarda a sud. Non resta che quella. E la ciliegina sulla torta  è l’Agenzia per la promozione del Turismo e del Territorio proposta dal centrosinistra.  come soluzione al rilancio del turismo.  A che serve una siffatta agenzia se Manfredonia è carente di strutture turistiche ed è carente di infrastrutture a servizio del turismo.  Si vuole creare una sovrastruttura senza struttura. Allo stato cosa dovrebbe coordinare, cosa dovrebbe promuovere e studiare? Coordinare i cinque lidi di Manfredonia e i dieci di Siponto, un Carnevale Dauno in declino (quando invece leggo nel programma “il Carnevale Dauno, già rigenerato nelle sue potenzialità”) , un parco archeologico  (che non può realizzarsi se la cura e l’interesse mostrato dalla sinistra per l’archeologia è sinonimo di mercato rionale su grotta Scaloria e discarica  ipogei di Capparelli) oltre ai chioschi e le attività commerciali a realizzarsi sul lungomare? (Questi ultimi già promessi in dote a quanti hanno staccato il biglietto all’Ufficio favori). Come si può pensare ad uno sviluppo turistico senza prendere in considerazione il reale stato in cui versa il territorio sul quale impiantare e sviluppare la struttura turismo?  A meno che non si intenda sviluppare, anzi spartire, solo i chilometri di spiaggia della riviera sud da Siponto a Zapponeta per la qual cosa non serve proprio una tale Agenzia. Manfredonia non ha un prodotto turismo da offrire, da commercializzare, un prodotto già definito, concreto e usufruibile da coordinare e promuovere, è ancora tutto allo stato brado di potenzialità e quel poco che avevamo nemmeno si è stati capaci di conservarlo, valorizzarlo e offrirlo.

Cosa si vuol fare della “torta riviera sipontina”? La si vuole valorizzare veramente? Allora cominciamo col cercare prima la soluzione ad alcuni problemi ancora irrisolti propedeutici ad ogni ulteriore idea di sviluppo .

La riviera sud ad esempio: i villaggi turistici i centri residenziali della riviera troppo distanti da Manfredonia, per certi versi abbandonati a se stessi meritano di certo l’attenzione dell’amministrazione pubblica, ma alcuni hanno perso la loro identità. Prima di un intervento in termini di sviluppo turistico questi centri cosa sono  e cosa vogliono realmente essere. Centri residenziali? Villaggi turistici? Non sembrano ne l’uno e ne l’altro. Bisogna che i proprietari, i residenti decidano innanzitutto cosa farne del loro patrimonio, si facciano promotori di iniziative concrete. Ci sono aree di proprietà comune abbandonate a se stesse, cosa aspettano a valorizzarle, o forse sperano che sia l’amministrazione pubblica ad intervenire con il denaro pubblico a fare ciò che spetta loro di proporre e fare?   E poi, e prima di tutto, non scordiamoci della nostra  Siponto, non la si può citare solo per il suo lungomare dove realizzare chioschi e attività commerciali già promessi in dote, marciapiedi e presidi di vigili urbani come prospettato a sinsitra.  Siponto è il ponte di congiungimento alla  riviera , è la porta d’ingresso di Manfredonia, il nostro unico polmone verde. Non può esserci sviluppo turistico non senza passare prima attraverso di essa. Siponto necessità urgentemente di ben altro senza il quale il turismo resterà quello che è ora: ombrelloni al sole nel fine settimana e macchine parcheggiate alla men peggio. Innanzitutto merita  soluzione il problema dell’affrancazione delle terre possedute dagli eredi, ormai, degli originari coloni che strapparono alle acque quelle terre paludose e da quanti  altri le posseggono con o senza titolo ora.. La sistemazione, il riordino, la rivalutazione e riqualificazione del territorio nel suo assetto urbanistico, vilipeso grazie al compiacimento di amministratori che invece di prevedere, scongiurare, sconsigliare, arginare, risolvere l’ormai dilagante fenomeno dell’abusivismo edilizio, lo hanno spesse volte favorito, ma a scapito di chi necessitava di  una casa per vivere. Si perché molte costruzioni abusive di Siponto non sono state costruite da chi avendo già una casa se ne è costruita una al mare, ma da chi non ne aveva e non poteva comprarsene una a Manfredonia visto il costo. Gente che suo malgrado, pur di avere un tetto sotto il quale vivere, ha commesso un illecito. E’ vero, pur sempre di abuso si tratta, ma le attenuanti sono a favore di chi ha commesso l’abuso e  le aggravanti a carico di chi poteva e doveva preoccuparsi di risolvere il problema casa. Si è sempre stati in tempo per arginarlo e risolverlo. Solo non lo si è voluto affrontare e lo si è lasciato proliferare.  Siponto esiste solo per spendere soldi inutilmente come per la pista ciclabile;, un’opera inutile, ci hanno dato da ammirare inutili chilometri di asfalto colorato di rosso. E che dire poi dei frangiflutti sul lungomare e della colata di cemento vista mare che solo in quanto gettata lungo la costa da l’impressione di trovarsi su un lungomare. Nella reale situazione in cui versa il nostro territorio vocato al turismo pensiamo alle strutture, prima ancora che alle sovrastrutture. E le strutture non sono i chioschi o i pezzi di spiaggia già promessi in dote. Struttura è  viabilità, struttura è acqua, fogna, elettricità, gas telefono ma non  per la Siponto per bene dove passeggiamo la domenica mattina, ma la Siponto paludosa, la Siponto dei canali spesso dimenticata. Grazie al Comitato Assegnatari e possessori dei terreni di Siponto, al quale dalla sua costituzione  ho offerto il mio contributo passionale prima ancora che  professionale, le acque un po’ le abbiamo mosse ma c’è ancora tanto da fare.

Ho timore che la riviera sud sia una torta che fa gola ai  pochi  che sono stati artefici del passato e del presente della nostra città  e che si propongono ora per il futuro. I sipontini delle Paludi Sipontine, sanno bene che Siponto nei propositi di alcuni è solo terra di conquista, e proprio per quella sinistra imprenditoriale che si propone di guidare ancora la nostra città sostenendo che Manfredonia “negli ultimi quindici anni ha avuto un grande sviluppo in diversi settori sul piano economico e culturale.  Ma dov’è questo sviluppo economico e culturale se in quindici anni abbiamo assistito al fallimento del contratto d’area, alla decimazione della pesca, al coma profondo dell’attività turistica, al progetto di colonialismo barese del porto industriale?  Io oggi vedo solo una Manfredonia “arlecchina” come il viale Miramare che rischia di sbuffare con la ciminiera che si vuole realizzare, cui rimane solo, e chissà ancora per quanto,  come  biglietto da visita, il   “Carnevale Dauno” e le “Stele Daune”.

Avv. Vito Cainazzo, candidato consigliere comunale (PDL)  lista Stefano Pecorella Sindaco

 

Commenti  

 
0 #5 Santos 2023-06-05 12:08
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+1 #2 2011-02-20 10:29
volevo solo ricordarvi che i nostri genitori hanno lottato per fare chiudere
l'ILVA (credo che si chiamava cosi) perchè portava tumori e tante altre
malattie, i nostri nonni hanno votato un referendum per chiudere le centrali
nucleari dopo cernobil. mentre adesso vogliono costriure una ciminiera proprio
diedro casa fregandosene di quello che pensiamo!!!
io penso che il nostro sindaco sta costruendo un porto turistico, sta
sistemendo il centro storico, le piazzie, vuole aprire un'agenzia per il
turismo ma quando la gente verrà a manfredonia per godersi il mare e l'aria
pulita troverà solo posidonia sparsa per le spiagge e PUZZA a causa della
CIMINIERA e non pensiamo a dove finiranno le scorie!
FERMATEVI!!!!!

michela
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0 #1 2010-12-21 14:44
bel sito..complimenti per i contenuti...mi ha riferito il tuo nome Matteo P.

Domenico
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